Mario, semplice e genuino idraulico, piccoletto e cicciotello, alle prese con mostri di ogni tipo, intento ad attraversare mondi dalle mille sfaccettature, mosso dal voler salvare la sua amata principessa. Se Dante ci ha cantato ciò che accade alle anime dopo la morte nelle sue tre cantiche, possiamo dire che Shigeru Miyamoto, designer giapponese di videogiochi, ci ha raccontato quello che accade nelle nostre vite ogni giorno. Persone comuni, alle prese con le difficoltà più impensabili, con una meta da raggiungere. E se a Mario accadono delle cose meravigliose che sono in grado di renderlo più “grande”, veloce o potente, così accade anche a tutti noi nella vita, e ciò che nel videogioco assume le spoglie di un fungo, di una stella o di una moneta, sono per noi avvenimenti positivi, che si fissano nella nostra memoria e che sono in grado di darci una “botta di energia”. Si, perché la barrettina colorata a margine schermo la abbiamo anche noi, lì pronta a ricordarci il nostro livello di energia, in continua oscillazione a seconda di ciò che incontriamo lungo nostro cammino. Fungo o pianta velenosa, lo abbassano notevolmente, ma il coraggioso Mario fa tesoro dell’esperienza e impara che dai tubi possono uscire dentelli affilati, così come noi possiamo trovarci di fronte a ostacoli, quando una situazione non è chiara. A noi però, il livello di energia non sempre è dato saperlo. C’è chi infatti ricade sempre nel solito errore, diminuendo la sua forza ogni istante di più e ostinandosi a voler scendere in tubi che non ci porteranno mai da nessuna parte. Mario, alle volte la sa più lunga di noi, e ci dice che tutto è possibile se si ha coraggio e se si procede con consapevolezza. Addirittura le scivolate hanno la loro funzionalità e ci fanno sapere che siamo in grado di passare sotto “quadrati di ghiaccio”, contro i quali altrimenti sarebbe inevitabile scontrarsi. E tanto quanto era difficile trovare la combinazione giusta di tasti per realizzarle, così è per noi l’attuazione delle scivolate coscienziose. Ci sono poi i livelli, capitoli della nostra vita, da concludere come condizione senza la quale non si può passare a quello successivo. Si può però premere pausa, cosa che a noi non è possibile, non c’è modo di mandare indietro il gioco, ma è proprio questo che rende ogni partita unica e diversa dalle altre. Andando avanti, attraverso i vari mondi, Mario imparava a travestirsi e a rendersi personaggio protagonista in un mondo che all’inizio sembrava non appartenergli. Così lo abbiamo visto trasformarsi in pesce, in rana, in volatile, riuscendo a sfruttare al massimo le potenzialità di quella condizione. Così facciamo noi, o meglio, dovremo imparare a fare, riuscendo a utilizzare gli aspetti positivi di ogni situazione alla quale siamo inizialmente estranei. Mario, a differenza nostra era però dotato di un libretto di istruzioni in cui ogni avversario era catalogato e in cui veniva spiegato come affrontarlo. Quanti di noi hanno letto quel libretto e quanti invece si catapultavano a giocare, scervellandosi ore su come “eliminare” uno dei cattivi? Forse il DNA umano in questa condizione aveva la meglio e ci reclamava al voler trovare una soluzione, che non fosse già stata scritta per noi. C’era poi chi per affrontare questi cattivi chiedeva consigli agli amici, confrontandosi sui vari modi in cui avevano tentato di sconfiggerli. Proprio come si fa nella vita reale, chiedendo consigli e provando ad attuarli. Qualcuno però, tra i più tecnologici, sapeva una serie di codici che ti permetteva di arrivare direttamente all’ultimo livello. Ma dopo un compiacimento iniziale, si accorgevano subito di non avere acquisito l’esperienza necessaria per affrontare tutto quel caos dell’ultimo livello. Così nella vita non si può barare, non si può saltare alla fine, e tutto quello che incontriamo lungo il cammino ci serve per poter avanzare più consapevoli, giorno dopo giorno. Ma arrivati quasi alla fine, Mario, ci insegna ancora una cosa, che non si fa da soli ciò che si potrebbe fare in due, ed ecco apparire Luigi, fratello di Mario, pronto ad aiutarlo e fare le sue veci. La meta, la principessa Peach, ma forse, ancora una volta, non sarà questa a renderlo e renderci felici, ma il ricordo delle avventure vissute per arrivare fin lì. A tutti voi, Buona Partita.
Laura Grassi
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