C’erano gli anni ’80 e i caldi pomeriggi d’estate in famiglia, quelli in cui tutti dormivano, in cui con l’aiuto complice del cugino coetaneo si sottraeva alla cugina maggiore, quella che ai tempi era considerata la Bibbia degli adolescenti: il Cioè. Noto settimanale sul quale vi si potevano leggere, tra un consiglio sul lucidalabbra migliore e le lettere indirizzate ai vip di turno, le più elaborate teorie e tecniche dei primi baci. Ovviamente muniti di mela alla mano che, vista l’ora pomeridiana, in caso di coglimento in flagrante da parte dei “grandi”, si poteva sempre facilmente spacciare come salutare merenda. Erano appunto gli anni ’80 e se con me, alcuni dei miei coetanei si approcciavano al primo bacio, eravamo tutti ben lontani dal conoscere la storia e i significati che nei secoli dei secoli il bacio aveva incarnato.
Gli storici ci fanno sapere che si possono rintracciare le prime forme di bacio sin nella preistoria, quando le prime mamme dopo l’allattamento usavano passare attraverso la bocca il cibo ridotto in piccole ai parti ai propri figli, i quali, sprovvisti di denti, sarebbero stati impossibilitati a nutrirsi. E da qui possiamo dedurne l’origine latina di basium, aprire la bocca appunto. Un baciarsi per dare, dunque.
Si arriva poi al medioevo quando i cavalieri di ritorno dalle battaglie erano soliti baciare le proprie mogli per verificare se queste avessero bevuto del vino, cosa allora proibita, in loro assenza. Un baciarsi per verificare un rispetto, dunque. Oltre che nel tempo, il bacio si è diffuso anche nei luoghi ed è ad oggi una forma praticata dal 90% della popolazione mondiale, anche se con significati diversi. Escludendo infatti il bacio con valenza prettamente erotica, solo il 50% della popolazione mondiale usa il bacio come forma di comunicazione. Escludendo ovviamente lo strofinarsi dei nasi tipico degli Eschimesi o il bacio simulato ma rigorosamente a debita distanza dei Giapponesi, i Russi erano soliti fino a qualche decennio fa salutarsi con un bacio sulle labbra, anche tra uomini e di baci simili ne troviamo testimonianza persino nella Divina Commedia, dove Dante viene baciato da Virgilio in un momento di forte emozione.
Questa traversata tra i secoli e gli spazi ci testimonia che il bacio è una delle forme di comunicazione prediletta per trasmettere affetto, fratellanza e comunione. E’ ciò che si manifesta appena incontriamo e appena lasciamo una persona cara, a testimonianza fisica di una condivisione. E’ anche però incarnazione di rispetto, come può esserlo il bacio mafioso o camorristico, scambiato tra membri di uno stesso clan a suggellare una condivisione di spregevoli intenti. Oppure anche di onorificenza, come il bacio accademico dato dal preside di facoltà al laureato con lode e pieni meriti. Oppure ancora, di cortesia come il baciamano, oggi in disuso, da parte dei galantuomini alle signore per evitare un contatto diretto che fosse poco rispettoso della persona. E da questa indagine non si esime anche la poco nota ma alquanto simpatica “Sindrome del Baciatore”, che consiste in una forzatura del collo inclinato a destra, come da posizione prediletta dalla maggior parte dei baciatori, questa volta, a comunicazione di ben altro che affetto.
E chissà se la prossima volta che vi ritroverete a baciare qualcuno, qualcuno di questi aneddoti vi passerà per la testa, oppure perché no, chissà se userete uno di questi aneddoti come ottima scusa per farvi baciare. Meglio comunque provarci ad ore pasti. Male che vada, vi resta sempre la mela.
Baci
Laura Grassi
Nessun commento:
Posta un commento