giovedì 8 maggio 2008

London is a bad habit one hates to lose

Mi sono messa a scrivere una mail ma è uscito questo racconto... Stile Londinese? Mah, non so neanche io. So solo che per una spugna umana come me Londra è un turbinio di emozioni di ogni tipo. Cosa ne verrà fuori ancora non so. Per il momento mi lascio scivolare addosso l'inglese, anche se credo sia rimasto sulla punta delle dita e mischiandosi all'Italiano sta creando non pochi problemi. Riminiscenze di quando a 9anni ero tornata da tre mesi a NY. Il tema di prima media era una cozzaglia di congiuntivi usati al posto di altri tempi verbali più consoni. Però ora che sono una scrittrice e a giudicarmi ci dovrebbe essere non solo una, ma una decina di insegnanti, insieme ,spero, a molti altri addetti ai lavori, il problema si pone. E non si risolve con un brutto voto!!! Ehehe.. Opto per mele in allegato al libro per tutti quanti.(molto anni '50, ok).

Follia a parte... Oxford street è come me la ricordavo. Due marciapiedi calpestati dai piedi appartenenti a persone delle più svariate etnie, che dialogano animatamente con le mani occupate da un caffè formato gigante e da sacchetti che confessano uno shopping a cui è stato dedicato molto. Sia in termini di tempo che di denaro. Ma in tutto questo andare e venire nessuno sembra incontrarsi davvero e a raccontare non sono più le parole ma altro. Quando occhi perfettamente truccati che appaiono unici segni di riconoscimento di molte, troppe non posso dirlo, donne che vestono un burka. Parlano forte con lo sguardo, ma forse sono io che immagino quanto vogliano raccontare mentre comprano make up. Altre ancora con il solo hijab che sembra rendere tutto il suo significato, non tanto di velo, ma quanto di separazione. Da noi altri, dal mondo, o forse da quelle che davvero vorrebbero essere. Se solo fosse diverso... A Oxford street c'è posto per tutti questi pensieri se solo ti fermi ad osservare. Sguardi veloci, mai fissi negli occhi. Nessuno si deve accorgere che stai notando. Forse potrebbe pensare che esiste? Questo pensiero me lo porto in tasca, lo adopero spesso. La little Italy di Londra rimane sempre Harrods. Meta di turisti con cartina alla mano, perennemente imbronciati e che ancora non hanno imparato che sugli autobus da una parte si sale a dall'altra si scende, non si fanno le cose a caso. Avviso qualcuno che tiene la borsa in maniera distratta, parlando in maniera disinvolta con gli amici, di fare attenzione. Rubano portafogli, mi è successo ieri. Mi guardano sbigottiti. Bravi a fare gli spavaldi solo quando si fa per ridere e inorriditi al pensiero che qualcuno possa violare la loro invulnerabilità. Ringraziano. Se li deruberanno sarò stata annunciatrice di svenure, se non, se ne dimenticheranno. Non ho ancora capito le dimensioni di Kigh Street Kensington, sembra sempre infinta, eppure così piccola. Mi piace provare ogni volta a tornare a casa a piedi, ma poi sugli ultimi chilometri i piedi cedono al grande mezzo rosso che passa davanti a loro con il numero 9. Autobus.

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