giovedì 15 maggio 2008

L'odore del pane, Ludovico Einaudi e la morfina

Lunedì mattina.
Mi prende alle spalle mentre distratta attraverso una delle vie di Lucca, illuminata dal sole di mezzogiorno. Mi coglie impreparata, perché non mi aspettavo di poterlo trovare lì, così quotidiano, così mite, in un qualsiasi giorno, pronto a stupirmi con la sua semplicità.
All’improvviso il mio sbattere le ciglia sembra riportarmi a Parigi, dove lo incontravo ad ogni angolo, lui dal quale mi facevo accompagnare nelle mie passeggiate alla scoperta della città.
Impalpabile sensazione di benessere che permea il mio olfatto e ne modifica la memoria.
Lui, l’odore del pane.
Nel viaggio verso Firenze penso all’odore delle cose a all’importanza dei sensi. Di come, abituati ad usarli in sincrono, non siamo quasi più in grado di riconoscerne le singolari caratteristiche e di dare a ciascuno di essi la propria giusta attenzione.
Mi concentro sull’olfatto. Chiudo gli occhi, sollevo le mani dalle gambe, separo la lingua dall’abbraccio alla caramella, escludo i suoni e lascio parlare l’odore dell’asfalto. Londra. Odore di Roma le mattine di luglio, dei pullman la sera tardi. Associazioni. Gli odori funzionano dunque per associazioni? Sorrido e penso al profumo che ho portato con me. Quello che domani sarà poggiato in gocce sulle punta delle mie dita, così che svegliandomi, ne riconoscerò l’odore. Di quell’estate 2007 e del coraggio che l’ha caratterizzata. Associazioni, e il coraggio arriverà sull’onda della memoria, perché se non siamo noi a ricordare gli odori, sono loro a conservare i nostri ricordi.
Martedì porta il nome di Ludovico. E’ stato Marco a farmelo conoscere e nella mia riflessione sui sensi calza a pennello. Vorrei escludere la sensazione di dolore, del mio corpo che combatte per delle fitte provocate da un taglio benefico, ed ecco Ludovico.
Udito, esclusa la vista, per la prima volta ascolto e vedo la musica. Ogni brano è un racconto diverso, basta spostare l’attenzione su uno dei tanti particolari che lo compongono. Efficace terapia del dolore, potrei affermare di stare danzando sulla spiaggia, piuttosto che godermi la penombra della stanza con il suo alito di vento ad accarezzarmi le ferite. Grazie Ludovico. Anche e soprattutto per il tuo colpo di tosse in “Divenire”, che mi fa pensare che non c’è vita senza un singhiozzo spiritoso. Come un colpo di tosse in un brano.
Mercoledì, la regina dei non-vizi, scopre di essere stata tenuta per mano dal pifferaio magico-flebo anestetizzante. E io che mi facevo coraggiosa, scopro che la mia forza era niente meno che la debolezza di molti.
Fine dei giochi, del non-sentire, riecco il dolore, a braccetto di Ludovico, che è stato eletto miglior medicina possibile, lo evito sorridente ed ecco tornare anche il mio computer.
Se qualche giorno fa parlavo della vita come di un videogioco, posso dire che alla mia negli ultimi giorni si sono aggiunte un bel po’ di tacchettine bonus.
Risultato: qualche kg in meno, molta autostima conquistata, il fantasticare su me come possibile nuovo personaggio di Super Mario, la consapevolezza di riuscire ad essere esigente “causa lavoro” anche quando sto male e…. ovviamente tutto ciò che ho scritto in questo post.

Laura Grassi

Si ringrazia: le infermiere dell’Ospedale Careggi di Firenze, reparto maternità.
Ludovico Einaudi, celeberrimo compositore e pianista italiano, le cui canzoni mi hanno assistita.
Non ringrazio chi ha pensato agli oppiacei come antidolorifici.

Nessun commento: