venerdì 25 aprile 2008

passato

Semplicemente.
Nel tempo che ci avvolge, lascio che l'aria arrivi leggera a dondolarsi un po’. E sono in viaggio, lo sono sempre stato, in corsa o in attesa, sospeso sull'alto del mondo. Morbide come seta le mie dita ad accarezzare il vento, a sentirlo respirare lentamente su di me. Terra che veloce scorre sotto le mie ruote, parte di vita che scappa via ed altra che si avvicina. Dove mi porterà lo scoprirò, ora è solo tempo di viaggiare. Con lo sguardo all'orizzonte e la vita tra le dita, come questo soffiare i miei ricordi e scompigliarli ancora un po’.
Parlami ora, vento leggero.
Raccontami in silenzio dove mi guiderai, scopri le pieghe e le lunghe attese. Scosta i dolori, culla i rumori di questa voglia di cantare, di voler toccar la luce ora velata e sentire che il mio sole ancora c'è. Sulle mie dita disegna poi la strada dei tuoi colori, di posti lontani in cui arrivare, semplicemente col mio ballare. Tu che parli la mia stessa lingua e che ti vesti con gli abiti miei. Tu che mi insegni quando aspettare e quando vivere di pause giuste, che rifletti l’orizzonte in uno specchio, in uno specchio dentro me.
Riporta a me i ricordi, come soffi di luce verso memoria a volte sopita. E se la forza verrà a mancare, tu, veloce, arriva e lasciati guardare. Ricordami i leggeri sospiri, le mani ancora da sfiorare, e in viaggio ancora, tra le pieghe del tempo, saprò tornare.
Sì, a viaggiare.

Grazie al mio amico Marco Decrestina, viaggiatore musicista che con me ha scritto questo post ben un anno fa.

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