venerdì 25 aprile 2008

Intolerance

Torno da una passeggiata mattutina in città, ed eccomi qui a vomitare uno sfogo...

Svegliata all'alba dal suono delle tradizioni italo/lucchesi, che vogliono sì celebrare il 25aprile festa nazionale, ma farlo proprio quando sorge il sole, a suon di tamburi e trombe.
Quel che mi viene in mente è che mancano esattamente 250giorni alla fine dell'anno, e solo 3 all'intervento di mia mamma. Temo entrambi in modi diversi. L'idea di dover passare altri 250giorni (che erroneamente prima ho digitato "gironi"...) in Italia mi terrorizza, e il sentire il tempo battermi le ore all'intervento di mamma altrettanto.

Decido di alzarmi e vestirmi, alla faccia del mio mal di pancia cronico, a ricordarmi ogni giorno (ancora "girono"...) che qualcosa non mi va proprio giù.

Vestito verde di seta. Quello vintage comprato in un negozietto sconosciuto, struccata e nascosta dietro un paio di occhiali da sole, profumata di albicocca e vaniglia, con Rudy al seguito, mi addentro per la città.
E sembra proprio di immergersi in una densa cioccolata. Tutto così amalgamato e corretto. Tutto così prevedibile e scontato. Famiglie con bambini, rumeni in gruppo, stranieri muniti di machina fotografica e di spirito di esplorazione, che quel che urta me, è caratteristico per loro.

I-pod, tecnologia del nostro millennio, salvami. Cantami, o piccolo mezzo tecnologico, le ire di chi come me si è davvero stancato. Random Play e così mi ricordo di non vivere più dentro l' Happy Hour, di non volere che questa sensazione duri un'estate sola e di domandarmi perchè i miei sogni non si sono ancora avverati. Grazie a Ligabue, Negramaro e Annie Lennox. Cammino più forte, sorrido sotto gli occhiali, più con la bocca che con gli occhi. E' uno sforzo del cuore, è una continua visualizzazione di quello che non c'è. Non in assoluto, ma qui.

Anche Rudy mi guarda spaesato, chissà se anche lui si domanda come me e si sente estraneo a quanto lo circonda. Lo prendo in braccio e mi lecca. Unico contatto reale, che proviene da un essere che spesso credo sia più umano di molti.
Se non è il mio passo veloce, è il mio vestito, o il mio cane, o i miei capelli rossi e mossi ad attirare l'attenzione. Sono diventata anche io una piccola attrazione, una di quelle cose da indicare col dito se si è più spavaldi, o da commentare sottovoce se si è più codardi, o semplicemente Italiani.
Io che faccio tutto ciò solo per dichiarare prepotentemente di essere al mondo, di essere in questa piccola città e di volerla abitare, e non di farmi abitare dalle sue consuetudini e buone maniere. Io che credo ci siano milioni di vestiti al mondo che raccontino altrettanti modi di essere, e che non capisco perchè attorno a me vedo le solite scarpe, magliette o tagli di capelli.
Voglio essere me stessa, nessun altro. Voglio avere il coraggio di esserlo, con tutti i miei non-vizi e con la mia rabbia.

Sono intollerante della non tolleranza. Sono la nota fuori dallo spartito e non sta bene. Sono quella per cui ci si porta la mano al viso incontrandola, il giorno dopo una notte passata insieme a raccontarsi. Sono quella che forse non troverà mai, ma che non smette di cercare. Sono quella a cui non si sa cosa dire, a meno che non la si conosca e allora, si sa, che si può e si deve dire tutto.

Mancano ancora 250 “Gironi” alla fine dell'anno. Spero gli altri siano meglio di questo, che porta il nome di una liberazione che purtroppo sembra ancora molto lontana.

1 commento:

Watanabe ha detto...

Mi piace come scrivi. Sei migliorata tantissimo..
PS:lucca era invivibile quel giorno.
ciao