sabato 26 aprile 2008

LUCCA


Amo Lucca la notte, quando si fa silenziosa e golosa dei pensieri delle gente, che al ritmo dei passi vengono lasciati scivolare lenti sul suo dorso. Amo il senso di vuoto che genera attesa di essere riempito, il suo essere teatro in attesa degli attori e il permesso che gentile concede a noi passeggiatori solitari di inventarcene un po’. Amo le sue concessioni, che ci fa distratta. Ci lascia accoccolare ai suoi edifici antichi, nei suoi loggiati nascosti e nelle vie troppo strette, di cui sembra essere dimentica. Amo Lucca che guarda alla Luna di notte e ti lascia sognare e raccontare le favole, ma di giorno, ti punta in viso il Sole e ti chiede il perché del tuo attraversarla leggera. Amo il suo farmi sentire la testa pesante se non la vado a trovare, amo il suo sedurmi con le stelle riflesse sul prato, in cambio di una storia da raccontarle. Non accetta bugie, non accetta realtà. Solo fantasie da realizzarsi, questo è il patto che si fa con lei.

venerdì 25 aprile 2008

Itaca, Kavafis

Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sarà questo il genere d'incontri
se il pensiero resta alto e il sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo
né nell'irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l'anima non te li mette contro.
Devi augurarti che la strada sia lunga
che i mattini d'estate siano tanti
quando nei porti - finalmente e con che gioia -
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre
tutta merce fina, anche aromi
penetranti d'ogni sorta, più aromi
inebrianti che puoi,
va in molte città egizie
impara una quantità di cose dai dotti.
Sempre devi avere in mente Itaca
- raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo,per anni, e che da vecchio
metta piede sull'isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
in viaggio: che cos'altro ti aspetti?
E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
Già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.

Costantinos Kavafis

Intolerance

Torno da una passeggiata mattutina in città, ed eccomi qui a vomitare uno sfogo...

Svegliata all'alba dal suono delle tradizioni italo/lucchesi, che vogliono sì celebrare il 25aprile festa nazionale, ma farlo proprio quando sorge il sole, a suon di tamburi e trombe.
Quel che mi viene in mente è che mancano esattamente 250giorni alla fine dell'anno, e solo 3 all'intervento di mia mamma. Temo entrambi in modi diversi. L'idea di dover passare altri 250giorni (che erroneamente prima ho digitato "gironi"...) in Italia mi terrorizza, e il sentire il tempo battermi le ore all'intervento di mamma altrettanto.

Decido di alzarmi e vestirmi, alla faccia del mio mal di pancia cronico, a ricordarmi ogni giorno (ancora "girono"...) che qualcosa non mi va proprio giù.

Vestito verde di seta. Quello vintage comprato in un negozietto sconosciuto, struccata e nascosta dietro un paio di occhiali da sole, profumata di albicocca e vaniglia, con Rudy al seguito, mi addentro per la città.
E sembra proprio di immergersi in una densa cioccolata. Tutto così amalgamato e corretto. Tutto così prevedibile e scontato. Famiglie con bambini, rumeni in gruppo, stranieri muniti di machina fotografica e di spirito di esplorazione, che quel che urta me, è caratteristico per loro.

I-pod, tecnologia del nostro millennio, salvami. Cantami, o piccolo mezzo tecnologico, le ire di chi come me si è davvero stancato. Random Play e così mi ricordo di non vivere più dentro l' Happy Hour, di non volere che questa sensazione duri un'estate sola e di domandarmi perchè i miei sogni non si sono ancora avverati. Grazie a Ligabue, Negramaro e Annie Lennox. Cammino più forte, sorrido sotto gli occhiali, più con la bocca che con gli occhi. E' uno sforzo del cuore, è una continua visualizzazione di quello che non c'è. Non in assoluto, ma qui.

Anche Rudy mi guarda spaesato, chissà se anche lui si domanda come me e si sente estraneo a quanto lo circonda. Lo prendo in braccio e mi lecca. Unico contatto reale, che proviene da un essere che spesso credo sia più umano di molti.
Se non è il mio passo veloce, è il mio vestito, o il mio cane, o i miei capelli rossi e mossi ad attirare l'attenzione. Sono diventata anche io una piccola attrazione, una di quelle cose da indicare col dito se si è più spavaldi, o da commentare sottovoce se si è più codardi, o semplicemente Italiani.
Io che faccio tutto ciò solo per dichiarare prepotentemente di essere al mondo, di essere in questa piccola città e di volerla abitare, e non di farmi abitare dalle sue consuetudini e buone maniere. Io che credo ci siano milioni di vestiti al mondo che raccontino altrettanti modi di essere, e che non capisco perchè attorno a me vedo le solite scarpe, magliette o tagli di capelli.
Voglio essere me stessa, nessun altro. Voglio avere il coraggio di esserlo, con tutti i miei non-vizi e con la mia rabbia.

Sono intollerante della non tolleranza. Sono la nota fuori dallo spartito e non sta bene. Sono quella per cui ci si porta la mano al viso incontrandola, il giorno dopo una notte passata insieme a raccontarsi. Sono quella che forse non troverà mai, ma che non smette di cercare. Sono quella a cui non si sa cosa dire, a meno che non la si conosca e allora, si sa, che si può e si deve dire tutto.

Mancano ancora 250 “Gironi” alla fine dell'anno. Spero gli altri siano meglio di questo, che porta il nome di una liberazione che purtroppo sembra ancora molto lontana.

passato

Semplicemente.
Nel tempo che ci avvolge, lascio che l'aria arrivi leggera a dondolarsi un po’. E sono in viaggio, lo sono sempre stato, in corsa o in attesa, sospeso sull'alto del mondo. Morbide come seta le mie dita ad accarezzare il vento, a sentirlo respirare lentamente su di me. Terra che veloce scorre sotto le mie ruote, parte di vita che scappa via ed altra che si avvicina. Dove mi porterà lo scoprirò, ora è solo tempo di viaggiare. Con lo sguardo all'orizzonte e la vita tra le dita, come questo soffiare i miei ricordi e scompigliarli ancora un po’.
Parlami ora, vento leggero.
Raccontami in silenzio dove mi guiderai, scopri le pieghe e le lunghe attese. Scosta i dolori, culla i rumori di questa voglia di cantare, di voler toccar la luce ora velata e sentire che il mio sole ancora c'è. Sulle mie dita disegna poi la strada dei tuoi colori, di posti lontani in cui arrivare, semplicemente col mio ballare. Tu che parli la mia stessa lingua e che ti vesti con gli abiti miei. Tu che mi insegni quando aspettare e quando vivere di pause giuste, che rifletti l’orizzonte in uno specchio, in uno specchio dentro me.
Riporta a me i ricordi, come soffi di luce verso memoria a volte sopita. E se la forza verrà a mancare, tu, veloce, arriva e lasciati guardare. Ricordami i leggeri sospiri, le mani ancora da sfiorare, e in viaggio ancora, tra le pieghe del tempo, saprò tornare.
Sì, a viaggiare.

Grazie al mio amico Marco Decrestina, viaggiatore musicista che con me ha scritto questo post ben un anno fa.