Fine settimana. Spiaggia. Come miriadi di bagnanti, sdraiata sul mio lettino leggo un libro che trovo straordinario. L’autrice racconta la sua storia, un passato burrascoso, fatto di gioie e dolori, di coraggio e forza. E’ incredibile, penso. Sapere che ci sono persone dall’altra parte del mondo che hanno vissuto qualcosa di simile a te e che lo raccontano e che quando lo leggi vieni contagiato dal loro coraggio, dalla forza dei racconti, dalla condivisione di un’esperienza. Mi alzo e cammino sulla battigia. Ho la pettinatura della serata precedente, una treccia di capelli biondi. Nella fretta di arrivare al mare ho dimenticato di struccarmi. Il mio costume preso a caso dalla cesta dei panni puliti. Mi sento felice. Sto bene. Un ambulante passa. Vuole vendermi un pareo che si trasforma in vestito. Il suo colore verde. Sorrido, lo saluto andando oltre e come un’onda sulla riva, riaffiora un vecchio pensiero dentro me. Sono passati molti anni da quel giorno in quel camerino del negozio d’abbigliamento in centro. Io e un vestito verde da provare, visto in vetrina. Una taglia che non mi sarebbe mai entrata , se non in una decade precedente della mia vita. Un attimo e nella mia mente mille pensieri. “ Sono grassa, sono imperfetta, non sono bella abbastanza, è per questo che tutto sta andando a rotoli nella mia vita: la mia vita sentimentale, lo studio, i rapporti con la mia famiglia”. Dovevo entrare in quel vestito verde. Volevo la vita che avrei avuto se fossi entrata in quel vestito verde. Volevo la vita delle donne che entravano in quel vestito verde, taglia 38. Bisogna sempre stare attenti a ciò che si chiede, perché molto spesso si finisce per ottenerlo. Io lo ottenni di lì a poco, litigando con quei doni preziosi che servono a nutrirci. Il cibo era il mio nemico e gli avevo dichiarato guerra aperta. Lui la prese sul serio, e badò bene, nel giro di poco tempo di sdegnare il mio appetito, di tenersi alla larga dalla mia vista e di lasciarmi spazio per occuparmi dei miei primari interessi: bilancia e specchio. Bilancia pesava anche l’anima, unica a pesare qualcosa e specchio mi raccontava che non sembravo essere così felice come avrei dovuto essere ora che il vestito verde era così grande su di me, così come ogni altra cosa. E mai invece, mi ero sentita così triste e lontana da quello che avrei voluto essere. Mi perdonò. Il cibo mi perdonò. Io mi perdonai. Feci pace con ogni alimento e ogni lato del mio carattere semplicemente amandolo. Sparirono le bilance, gli specchi divennero indifferenti e la taglia dei miei vestiti divenne un bellissimo numero doppio. Sono passati così tanti anni e così tanti vestiti verdi da quel giorno, perché si, adesso se devo scegliere un abito, sicuramente sarà un vestito verde della taglia che mi và, o se ho passato troppe serate in compagnia di amici a gustare ogni ben di Dio, forse anche più grande. Amo i vestiti verdi che abbiano oltre un metro di stoffa, amo andare in giro per la città struccata, mettermi il primo costume che trovo, incrociare le gambe con sicuro effetto “buccia d’arancia” che mi sono guadagnata in lungo tempo di mediazione con ogni pietanza. Amo assaporare ogni cibo, lasciare che incontri il mio spirito come un vecchio amico. Cammino sulla battigia e penso a questo, agli anni, tantissimi che ormai sono passati da quel giorno. Penso al libro che ho appena iniziato a leggere e che racconta un’altra storia, di un’altra donna. Storia di pianti spesi sul pavimento della camera da letto, per rotture sentimentali. Un’altra storia che qualcuno ha avuto il coraggio di raccontare. Rincontro il venditore ambulante. Quel vestito verde è mio. Me lo regalo per onorare il mio corpo, il mio spirito e il mio coraggio. Sicuramente è una taglia a numero doppio. Sono felice. E mando questo pensiero a tutte le donne che pensano di non esserlo ancora.
Laura Grassi
Laura Grassi
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