E’ che io sono sempre dall’altra parte. Io sono la scrittrice, io sono quella che si lascia affascinare dalla Musa. I miei colleghi, scrittori, musicisti, artisti lo sanno come funziona. Basta un gesto, un’espressione, una frase e la persona che ti è vicina finisce dentro un racconto, una canzone, un quadro. E se quello che ti ha regalato ti affascina, la fai restare lì con te la Musa. E ti innamori. Di un profumo nell'aria, di un gesto e purtroppo alle volte anche di una persona. E sono amori strani, solo gli artisti capiscono. Sono amori che non muoiono e non nascono mai. Sono amori verso l’ispirazione, che si consumano nella penna, nel colore, nel suono. E poi a un tratto finiscono. Sono passati. Li rivedi e non sono più loro. La Musa li ha lasciati, li vedi solo per quello che sono. E quello che di loro hai raccontato, non è esistito mai se non visto attraverso una lente di ingrandimento propria dell’artista. Si chiama fantasia. Però succede sempre poi che queste Muse passino tra quei fogli, tra quelle note e quelle tele per cercarsi un po’ e provare a vestire i panni delle loro versioni di carta, musica e colore. Alle volte si nascondo lì e alle volte scappano, da quelli che non sono. Alle volte si arrabbiano con chi li ha raccontati diversi e si stupiscono per chi li ha raccontati troppo simili nei loro segreti. Ma quelli non sono mai loro. Sono la traduzione che ne ha fatto l’artista, perché, come amante fedifrago, l’unica a cui deve il suo amore è lei: l’Arte.
Laura Grassi
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