"O cresci, o muori", si dice così. Ho perso mia mamma. Che poi dire "perso" chissà cosa vorrebbe significare. Si dice perdere le chiavi di casa, perdere un treno, perdere un' occasione. Dire "perso" per le persone, per la propria mamma, per qualcuno che ha abitato il tuo cuore, che ci ha costruito dentro una casa, con tanto di giardino e animali domestici, sembra non avere alcun senso. Io ho perso una mamma che aveva poco più di cinquant'anni. Anni passati a crescere noi figlie, a farci scoprire passioni che chissà lei in quale vita passata aveva già conquistato. Anni passati ad essere la mia fan numero uno. E non bisogna essere famosi per avere un fan. Basta essere figli. Io lo sono stata e lei era fan di quello che scrivevo, delle idee che mi prendevano in fila al supermercato e appuntavo sulle etichette delle bottiglie che avevo sottomano. Era la fan che mi regalava penne e quaderni vuoti. Pagine bianche, una manna dal cielo per gli scrittori. Non ho più scritto da quando l'ho persa. Era troppo complicato farlo. Richiedeva un saper scrivere abbastanza bene per onorare il suo essere stata fan.Non avrei scritto del dolore. Ho sempre sperato di poter essere una di quelle persone in grado di affrontare i dolori con dignità e riservatezza e certi ricordi, li custodisco gelosamente nella mia memoria, così come certi dolori. Non ci sono parole per esprimerlo, il dolore forse appartiene al tatto, si cura con quello. Ma non siamo un paese di persone tattili, chiacchieroni, illusionisti della parola, per cui il dolore resta lì. Resta nascosto talmente bene che anche gli altri sembrano essersene dimenticati, dimenticano il "come stai" e ti parlando degli altri con compassionevolezza, come se tu avessi bisogno di rispolverare le emozioni, ormai superate e lontane. E' forse l'alienante risultato dell'aver scelto la dignità del dolore, dell'aver scelto tra il "cresci o muori".
L'ho pensato quando ieri per la prima volta ho montato un cavallo. Me ne stavo lassù, in groppa a questo strepitoso animale, non avendolo mai fatto prima e ho avuto le vertigini. Era qualcosa di totalmente sconosciuto, ma ero li e potevo solo scegliere. Provare o scappare. Mai similitudine mi è sembrata così calzante come quella del dover riuscire a trovare un equilibrio in sella a un cavallo, con quella di sopravvivere a un dolore. Perchè appena trovi l'equilibrio ecco che la vita và avanti, ecco che il cavallo inizia a trottare e tu devi sapere trovare il ritrmo per non prendere troppi colpi o finire disarcionato. Devi riuscire a dimenticarti che non sai come si fà, e stare al passo con quello che accade, pensando che è una delle cose più naturali del mondo. Pensando che puoi anche riuscire a stare in sella a braccia spalancate e sorridere. Ridere del tuo successo, ridere di te stesso, ridere del fatto che puoi risucire a ridere.
Decisamente si cresce...
Laura Grassi