Sono le otto di sera. Forse un po’ tardi. Roberto starà preparando da mangiare ai ragazzi o forse già cenando. Ma la nostra chiamata sarà breve. Una breve intervista per scrivere un articolo su di lui, su sua moglie, la loro associazione e i loro ragazzi. Giovedì sera organizzeranno una serata da Pizza e Poi. Giropizza, intrattenimento musicale, lotteria di beneficenza. E gran parte dell’incasso sarà devoluto al “Nido di Pippi”, la loro associazione che porta il nome di uno dei loro ragazzi scomparsi molto prima del tempo. Di loro ho letto su internet. Lo chiamo. Non sta ancora cenando ma mi fa aspettare qualche secondo. “Ragazzi continuate così che poi torno e guardo se avete fatto bene”. Qualcuno di loro sta facendo i compiti. Tutti rispondono educatamente. Decido di seguire un suggerimento del mio professore ai tempi del Master in Giornalismo. “Se vuoi fare una buona intervista, non fare domande. Ascolta”. “Raccontami dell’associazione Roberto”, gli chiedo. E parte a raccontarmi che dal 1992 con sua moglie sono diventati famiglia affidataria a cui vengono dati in affido negli anni tanti e tanti bimbi che con gli anni crescono e diventano grandi. Loro hanno già tre figli loro, ma “gli affetti si moltiplicano, non si dividono”, continua Roberto. Mi racconta di cosa vuol dire essere famiglia affidataria, di quanto sia diverso per il bambino, essere ospitati in famiglia piuttosto che in una struttura, mi racconta di come lo Stato non sostenga le famiglia così come le strutture invece. Mi parla di leggi, mi parla di come si stanno muovendo a livello regionale per far sentire le proprie ragioni. Mi parla degli obiettivi dell’associazione, informare, formare, sostenere non solo i bambini, ma chiunque abbia bisogno di sostegno e da solo non possa farcela. Mi parla di loro, che sono stati più di 11, che qualcuno di quei bambini è diventato maggiorenne e ora è parte della famiglia. Non mi parla mai di sacrifici. Mi parla di scelte. Mi racconta che ci vuole dedizione e sostegno. Mi parla della serata del 9 febbraio a Pizza e Poi. “Ci sarai Roberto, queste cose le racconterai anche ai presenti?”. E sull’unica domanda dell’intervista, Roberto acconsente. “A giovedì”, ci salutiamo.
Sarà giovedì sera e l’unicità dell’associazione di Roberto e sua moglie, “Il nido di Pippi”, troverà ospitalità tra le mura del Pizza e Poi, tra i cuori di quelle persone che hanno avuto orecchie per sentire e per unirsi alla causa di “Pippi”. E sarà un’altra serata come quella della mia intervista. Di quelle che fai una cosa e ti immagini già come andrà, cosa succederà. Di quelle in cui ti accorgi che quello che sarebbe successo non te lo potevi neanche immaginare minimamente. E il cuore si spalanca e qualcosa cambia. Perché..”l’affetto si moltiplica, non si divide”.
Sarà giovedì sera e l’unicità dell’associazione di Roberto e sua moglie, “Il nido di Pippi”, troverà ospitalità tra le mura del Pizza e Poi, tra i cuori di quelle persone che hanno avuto orecchie per sentire e per unirsi alla causa di “Pippi”. E sarà un’altra serata come quella della mia intervista. Di quelle che fai una cosa e ti immagini già come andrà, cosa succederà. Di quelle in cui ti accorgi che quello che sarebbe successo non te lo potevi neanche immaginare minimamente. E il cuore si spalanca e qualcosa cambia. Perché..”l’affetto si moltiplica, non si divide”.